Editoriale. Usciamo dalla confusione

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di Marco Granara

Che tipo di Chiesa? Se ai limiti e difetti personali aggiungiamo diversità temperamentali, culturali, ambientali, rischiamo non solo di non capirci più, ma di dilaniarci a vicenda, di scandalizzare i più deboli, di perdere un sacco di tempo in questioni senza soluzioni… L’unità voluta da Gesù tra tutti i suoi – che lui stesso sapeva essere diversi e tali li aveva scelti e voluti – “perché il mondo creda” (Gv.17,20), non solo non si vede ma esplode il contrario. “Non van manco d’accordo tra di loro!” dice la gente e soprattutto i non credenti che avremmo la presunzione di convincere e richiamare all’unico ovile sotto l’unico Pastore!

Fossero solo scaramucce da parrocchietta, piccole debolezze umane che rovinano i giochi alti dello Spirito… No, sono radici più profonde e più lontane. In ogni epoca, gli scismi non li fecero mai i poveri cristiani. Dietro ogni rottura ci sono i cervelloni, i capoccioni, i “maestri” che si sono sostituiti all’unico Maestro. Ci sono quelli che “dicono e non fanno”, quelli che “impongono sulla groppa della gente cose che loro non muovono neppure con un dito”. Diciamola tutta… Ci siamo noi preti, Vescovi e Cardinali, teologi e carismatici che ne sappiamo più dello Spirito Santo e del Papa. Ci sono tutti quelli che difendono una loro ortodossia, una loro tradizione e neppure ipotizzano che urge una conversione di testa, di cuore e di prassi.

Possibile che si preghi da secoli per l’unità dei cristiani e non ci si chieda se davvero crediamo tutti nello stesso Cristo? Non dovremmo ripartire tutti da un atto di umiltà nel rifarci tutti alla stessa idea di Gesù, di Salvezza, di Sacramento, di Chiesa? Come si fa a chiedere a Dio “operai solo chierici per il lavoro nell’abbondante messe del mondo, per farne il suo Regno, e poi meravigliarci che Lui non risponda, che non ci senta da quell’orecchio? Perché continuare a chiedere più preti quando Gesù non voleva fare una sua Chiesa solo di preti? Se è vero che il clericalismo è stato ed è un grave male per la Chiesa, perché ostinarci su quel cliché? Perché avere paura e diffidenza verso la promozione di altri tipi di ministeri – esasperando come “problema” ciò che per Gesù non lo è stato – quando pensiamo una Chiesa “cristiana” per l’oggi e per il futuro?

E ancora: se è vero che il “Dio del Principio, che nessuno ha mai visto” (Gv.1) si è fatto carne e si è voluto far vedere, toccare e mangiare attraverso Gesù, suo primordiale Sacramento, e se è vero che lo stesso ha detto di noi credenti in Lui,  a nostra volta “sacramenti” dello stesso Dio, perché ridurre i sacramenti ai soli “riti ancora misteriosi” (i “sacri misteri” come li chiamano i liturgisti) e non a “fatti” che il mistero fanno toccare con mano ogni giorno? Se spesso sembra che per molti, soprattutto i giovani, la Chiesa non sia più significativa, non abbia più niente da dire e da dare, non sarà perché non abbiamo dato corpo ed efficacia ai sacramenti? Non sarà che noi stessi che ci diciamo credenti in Lui, siamo di quelli che “dicono e non fanno”? Non è per questo che abbiamo perso l’autorevolezza del Maestro, Sacramento del Padre? “Qui c’è uno che parla con autorità, non come i nostri scribi”. Vogliamo essere anche noi scribi e formali ritualisti? Oppure testimoni accessibili, visibili, tangibili, commestibili e potabili come Lui, ogni giorno e dovunque, nel concreto delle situazioni più diverse?

I cristiani dei primi tre secoli non avevano chiese, altari, cibori, ostensori… e, con questo, non è che non avessero e non celebrassero, con forme rituali adeguate e rispondenti alle sue reali presenze, Gesù Eucaristia. I rituali misterici erano elementari e assolutamente scarni, come lo poteva essere una cena in casa tra fratelli, ma la sua “presenza” sacramentale era garantita, visibile e sperimentabile nelle cinque presenze promesse da Lui: la presidenza dell’Apostolo o chi per lui legittimo pastore, una Comunità riunita nel suo nome, la sua Parola ascoltata, condivisa e assimilata, i Poveri in primo piano, il Pane e il Vino assunti come nutrimento cambiati dallo Spirito Santo nel suo corpo e nel suo sangue.Abbiamo evidenziato solo due temi esemplari. Ma quanti altri dovrebbero urgentemente essere sottratti all’assuefazione che cambia i connotati stessi della realtà che vorrebbero esprimere! La domanda è: “Che tipo di…?” e le declinazioni aspettano tutte una risposta: che tipo di Dio, di Cristo, di Chiesa, di Salvezza, di Preghiera, di Liturgia e di Anno Liturgico, di Giustizia, di Santità, di Sacerdozio, di Fede e di Laicità…     


Editoriale del numero 2/2020

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