Festa della Madonna della Guardia 2020

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Benedetto, che c’entri tu con noi? Perché un contadino che vide la Madonna nel 1490 ha ancora molto da dirci

di Mirco Mazzoli

Perché la storia fondativa della Guardia non invecchia? Cosa ha a che fare con noi, donne e uomini credenti (e tanto più non credenti) un contadino semplicissimo, a cavallo tra il ‘400 e il ‘500? La ragione – a nostro avviso – sta nel fatto che quella storia contiene alcune parole che non hanno perso valore con l’andare dei secoli. Sono parole universali, che le nostre personali storie quotidiane possono percepire come autentiche, ancora necessarie e decisive. Sono parole laiche ed evangeliche al tempo stesso e, se è vero che il Vangelo è Parola di Dio per ogni uomo, non c’è da stupirsi che possano risuonare anche all’orecchio di chi si sente distante dalla fede. Del resto la “Memoria del Principio”, l’atto notarile del 1530 che riferisce il racconto dell’Apparizione della Madre di Dio al contadino Benedetto Pareto di Livellato, è appunto un documento laico, burocratico, eppure parla di visioni, slanci, ostacoli, cadute e riprese, costruzioni di pietre e ricostruzioni di comunità. Non sono, forse, “parole/parabole” di ciò che viviamo, anche oggi?

Costruire. “Voglio che tu mi costruisca”.

La Madre di Gesù chiede a Benedetto Pareto di costruire. È un passaggio determinante della storia delle origini. La avvicina ad altri percorsi evangelici, su tutti quello di Francesco di Assisi. Maria non chiede atti particolari di devozione: chiede – anzi “vuole”, verbo che esprime una forza maggiore – che il contadino diventi costruttore. Un fatto concreto e simbolico al tempo stesso. Quanto è espressivo in questi nostri tempi il verbo “costruire”. Lo sanno bene i genovesi e non, che hanno vissuto il dolore di un ponte crollato e la necessità di costruirne un altro, proprio all’ombra della Madonna della Guardia. “Qui siamo sospesi tra tragedia, orgoglio e riconoscenza – ha commentato l’architetto Renzo Piano, nel suo apprezzato discorso in occasione dell’inaugurazione del Ponte Genova San Giorgio – ma non parliamo di miracolo, qui è successa una cosa bella per il Paese. Costruire è una magia, i muri non vanno costruiti, i ponti sì e farlo è bellissimo, è un gesto di pace. Anche questo cantiere è magia, un cantiere in cui su tutto prevalgono solidarietà, passione, amore”. Siamo in un terreno laico, un’opera di architettura e di ingegneria civile, un crogiolo di professioni e mestieri, di istituzioni e cittadini. Eppure, l’occhio di chi ha fatto del costruire la propria espressione di vita vede pace, solidarietà e passione e non ha pudore nel soffermarsi sull’amore. Costruire è dunque un’opera d’amore. Per chi crede, l’Amore è l’essenza di Dio. Perché Maria, la Madre di Dio, non avrebbe dovuto chiedere di costruire? Quanto è importante costruire. Lo sanno bene, ma al contrario, le tante comunità del Centro Italia colpite dal terremoto dell’Agosto 2016, ancora in attesa, dopo 4 anni, di una minima parvenza di ricostruzione. Chi è sopravvissuto ha perso la propria casa e i luoghi del proprio lavoro e ha dovuto trasferirsi sulle coste o nei moduli abitativi che sarebbero provvisori se non fossimo in Italia. Ritornare a casa propria, “al paese”, certamente ricostruito secondo criteri antisismici, sarebbe un segno di amore. Al contrario, nel permanere delle macerie non si può far altro che scorgere i segni dell’abbandono. Si costruisce “solo per amore”, quindi: ad esempio, costruisce chi “mette su” famiglia, costruisce una comunità che si dona.

Affidarsi. “Sarai molto aiutato”.

C’è un testo del cantautore romano Niccolò Fabi che si intitola appunto “Costruire” e che esprime il seguente concetto: “Costruire è sapere e potere rinunciare alla perfezione”. Benedetto Pareto mette subito le mani avanti, con onestà: risponde a Maria che sarebbe molto contento di provvedere all’opera se non fosse che egli è molto povero e il luogo troppo lontano dai paesi. Limiti, autentici, tangibili. Perché chiedi a me? Non vedi che sono senza mezzi? Cosa posso fare io? È la domanda che attraversa molte pagine bibliche ed evangeliche: i profeti spesso obiettano a Dio di essere insufficienti al compito affidato; i discepoli fanno notare a Gesù che cinque pani e due pesci non bastano a sfamare migliaia di persone. È la domanda che continuamente ci facciamo, in tutta ragionevolezza: come potrò affrontare quella situazione? Come la sosterrò? Come posso pensare di farmi un futuro se….? Non vedi che sono limitato? La richiesta di Maria a Benedetto è una sfida che suona sempre nuova anche alle nostre orecchie: non aver paura di affidarti, costruisci sui tuoi limiti perché a partire da quelli incontrerai gli altri: “Sarai molto aiutato”.

Vivere la comunità. “E concor di molta gente”.

Così riporta la “Memoria” del 1530, nell’italiano dell’epoca. La “molta gente” è quella dei paesi della Val Polcevera e poi più giù, fino alla grande città di Genova. Gente che corre, accorre e soprattutto con-corre. “Con”. Il messaggio di Maria alla Guardia allude anche a questa parola: la comunità. I nostri limiti talvolta si superano, spesso si accettano ma certo ci si stringeranno addosso se non li vivremo in una comunità e con una comunità. Il limite è via verso gli altri. È cosa “da Vangelo”: Gesù non sceglie 12 perfetti, ma li sceglie comunque e li mette insieme. Li conduce in un itinerario dello Spirito in cui mettersi a disposizione fa rima con riconoscere le proprie fragilità, le proprie sconfitte, persino e soprattutto i propri peccati. Benedetto prima dice sì, poi si ricrede, quindi si riduce in fin di vita per una caduta: al fondo della sua fragilità – e della sua infedeltà – Maria lo visita e lo “risana” ed è possibile per quell’uomo semplicissimo affidarsi davvero e riprendere slancio. In questo atteggiamento di umiltà, che è poi l’atteggiamento del pubblicano sulla porta del tempio (Lc 18, 9-14) anche noi saremo “soccorsi da tutti” (come assicura Maria a Benedetto) e “correrà con noi” molta gente.

Andare controcorrente. “Sarai tenuto da tutti per balordo e matto”.

Molta gente, ma non tutta. Ci saranno quanti (generalmente li si descrive come la maggioranza) diranno che siamo balordi e matti, perché crediamo in qualcosa di meglio, che sembra ingenuo e inverosimile. Certamente il cristianesimo ha posto segni di contraddizione rispetto alla “normalità”: Gesù indica da subito ostacoli, incomprensioni, contraddizioni persino dentro una stessa famiglia (e infatti Pareto viene ripreso con quelle parole dalla moglie). Eppure questo “essere tenuto balordo e matto” è un rischio che non solo chi è credente ma ogni uomo e donna “di buona volontà” sa di correre. Ecco dunque un altro passaggio della “Memoria del Principio” che conserva tutta la sua attualità e universalità: anche nelle nostre vite ogni slancio infuocato per il bene e la giustizia, ogni “visione” che chiede di cambiare e compromettersi per un mondo migliore trova il suo detrattore, specie in questo nostro tempo, dove ad essere buoni si diventa buonisti e si è invitati a vergognarsi.

Un sasso della Guardia.

530 anni dopo, Benedetto Pareto ha questo e molto altro da dirci, credenti o meno: la Guardia, del resto, è sempre stata un luogo di ricerca per tutti, caratteristica propria dei santuari. Coloro poi che, come quel contadino, vorranno “affidarsi” in un’impresa evangelica “controcorrente” e “comunitaria”, riceveranno alla Guardia un sasso raccolto sul monte Figogna. Un sasso per impegnarsi come ricostruttori del proprio ambiente di vita, sulla parola del Vangelo. Un simbolo molto concreto che – come la “nostra” storia – non invecchia mai, da quelle famose parole di Gesù in poi: “Tu sei Pietro e su questa pietra costruirò”.

 


Il cammino di Pareto

Sulla convinzione che quanto accaduto nel 1490 sul Monte Figogna non sia una pia tradizione ma una storia viva di Vangelo, si basa il “Cammino di Pareto”, “itinerario-tipo” proposto dal Santuario per ripercorrere in sette tappe l’esperienza spirituale e molto concreta del primo costruttore della Guardia. Una proposta ideale per chi sale in pellegrinaggio alla Guardia ma ovviamente utile alla preghiera e riflessione di tutti. Ogni approfondimento è disponibile presso il Santuario. 

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