Un nuovo patto educativo?

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di Carlo Borasi

Torniamo ad amare la scuola e a formare persone complete

Educare non è mai stato un compito facile. La realtà del mondo presente, inoltre, con i suoi numerosi problemi (la questione ambientale, le guerre, le migrazioni forzate, le disuguaglianze sociali e la loro crescita, l’incertezza del futuro, la mancanza di valori etici e di punti di riferimento condivisi, la discriminazione delle minoranze, l’attacco perpetrato ai danni delle culture tradizionali) rende il compito educativo ancora più complesso e impegnativo che nel passato. Il patto educativo che ha retto per lungo tempo sembra ormai superato senza che si riesca a trovare un rimedio a tale stato di crisi, che rischia di trasformarsi da problema educativo a problema sociale, dato che i giovani di oggi costituiranno la società del domani. Occorre dare speranza alle giovani generazioni, fornendo loro punti di riferimento indispensabili per costruire il futuro.

In questo senso Papa Francesco ha convocato a Roma i rappresentanti della terra per siglare un impegno comune, secondo una visione o un pensiero espresso nei suoi discorsi e collocato nella linea del suo magistero come lo troviamo formulato nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium e nell’enciclica Laudato si’, dove ricorda che “l’educazione sarà inefficace e i suoi sforzi saranno sterili se non si preoccupa anche di diffondere un nuovo modello riguardo all’essere umano, alla vita, alla società, alla relazione con la natura”. In questa ottica la scuola non potrà limitarsi a fornire ai giovani contenuti puramente formali ed astratti; in particolare, con riferimento alla formazione in campo tecno-scientifico, non potrà continuare a separare il rigore delle teorie scientifiche dalle problematiche sul piano umano, personale e sociale che la conoscenza comporta. Ragionare sulla storia della scienza e la genesi delle conoscenze scientifiche è un lavoro di tipo interdisciplinare che deve vedere coinvolti i docenti di materie scientifiche come quelli delle materie tradizionalmente definite “umanistiche”, filosofia in primis.

Una nuova scuola non richiede soltanto attrezzature diverse e più aggiornate, maggiori finanziamenti, maggiore spazio da dedicare alle ore di laboratorio ed al rapporto scuola-lavoro. Richiede che si torni ad amare la scuola ed a valutarne le possibilità ai fini della educazione e della formazione delle giovani generazioni. Lo chiede a tutti: genitori, studenti, docenti, operatori dei mezzi di informazione, persone che hanno responsabilità nel campo dell’educazione e della formazione, personalità politiche, del mondo della cultura e dell’arte, esponenti dell’imprenditoria e del mondo del lavoro. Non si tratta di trasmettere semplicemente nozioni e capacità operative (pure importanti e fondamentali): occorre formare delle persone capaci di inserirsi nel mondo di domani e di orientarlo in direzione umanizzante. Occorre formare persone che non siano sgomentate dalla complessità del reale: d’altra parte la scienza contemporanea si trova a dover affrontare il tema della complessità a cui corrisponde una tecnica che dovrà essere molto più riguardosa nelle proprie applicazioni e nelle trasformazioni che essa opera sull’ambiente.

Un nuovo compito attende la scuola: un compito difficile e impegnativo ma che può anche essere appassionante e foriero di adatte soddisfazioni.

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