In questo numero
- Risposte ai lettori – marco granara
- Editoriale. Torneremo come prima? – marco granara
- Amazzonia. Amata, da amare. Come il vangelo – giacomo d’alessandro
- Da San Bernardino ai giovani economisti – carlo borasi
- Un ecumenismo concreto. Intervista a frére John di Taizé – giacomo d’alessandro
- Un pellegrinaggio di fiducia sulla terra – anna gatti
- Poveri e promozione umana. Dialogo tra Stefano Kovac e Marco Granara
- Santo Sepolcro, luogo di passione e (accese) passioni – gianfranco parodi
- Semi di sapienza – maria pia bozzo
- Adam, terra e soffio di Dio – anna gatti, nucci scipilliti
- Il vocabolario di Papa Francesco. Il sale della terra – anna maria carosio
- John Henry Newman – carlo borasi
- Coronavirus. Lettera alla città – angelo bagnasco
- Cronache dalla Guardia
Coronavirus. Cosa ci sta togliendo.
- La salute, troppe vite.
- La libertà di movimento, la spontaneità delle relazioni, la vicinanza fisica con i propri cari e gli amici.
- Gli abbracci, i baci.
- La possibilità di decidere autonomamente quando e cosa fare.
- Il lavoro.
- Lo studio condiviso.
- I luoghi di socialità, di svago, di cultura.
- La celebrazione comunitaria dell’Eucaristia.
- (…e sono solo le realtà più evidenti)
Cosa ci sta restituendo.
- L’abnegazione – fino al sacrificio, e in non pochi casi, fino al dono della vita – di medici e infermieri: una testimonianza luminosa ed ‘essenziale’.
- L’esistenza ‘certificata’ di una dedizione al prossimo nella nostra società, trasversale a tutte le fasce di età, che può trasformare la “massa” in “popolo”.
- Una diversa concezione del “lavoro”: non solo strumento per portare a casa il pane ma servizio alla comunità. Il medico, il trasportatore, l’addetto al supermercato, il panettiere, il vigile urbano, l’operaio, l’impiegato delle poste, ogni mestiere e professione… Siamo servizio indispensabile gli uni agli altri.
- L’idea – ardita di questi tempi – che non ci sono più “Italie” ma un solo Paese. E che maggioranza e opposizione non esistono per contraddirsi ma per dialogare criticamente per il bene comune.
- L’idea – ancora più ardita – che non esistono più “Terre”. Il dilagare di un virus che non fa distinzioni ci insegna che non ci sono barriere. Ci si salva tutti insieme e le diseguaglianze tra i popoli sono miopie sempre più gravi.
- Le ragioni della fede. Per i ‘vicini’ la mancanza dell’Eucaristia comunitaria è un digiuno dalla ‘religione-abitudine’ e chiama ad autenticità; per tutti, lo smarrimento e la fatica rendono più viva e bruciante la ricerca dell’essenziale.
La Madonna della Guardia vegli su quanti hanno molto sofferto e ci aiuti ad aprire gli occhi sulla “speranza certa”. Di tutti, per tutti.