Solo noi siamo Sacramento – Editoriale

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di Marco Granara

“Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (…) noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra Comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta!” (I Gio. 1,1/4)

Vedere, contemplare, toccare… il Creatore ci ha dotato di cinque sensi per tradurre il mistero in realtà. Per questo il “Verbo” si è fatto “Carne” ed è venuto ad abitare in mezzo a noi. Gesù ci fa toccare, vedere, godere Dio. Egli è il “Sacramento” visibile, tangibile, commestibile, potabile, annusabile del Dio trascendente e, fino ad allora, misterioso. E il “Sacramento/Gesù” non è stato una nuova “idea”, una “dottrina” misterica, ma una persona concretissima, che si fa vedere, cammina con la gente, si fa toccare, si emoziona, si indigna, abbraccia, bacia, fissa e ama. Ha inaugurato così il modo “cristiano” di parlare e trasmettere Dio all’uomo dotato di cinque sensi, ricettivi e comunicativi. E perché questo circuito divino e umano non finisse con la sua presenza storica, prima di partire, stabilì che “COME il Padre ha mandato me, COSÌ io mando voi”. Così noi e solo noi siamo il “Sacramento” di Dio per il mondo e per l’uomo di ogni epoca.

Nella tradizione della Chiesa l’unico Sacramento/Gesù si è fatto presente e attuale attraverso i classici sette Sacramenti. Se questi si trasmettono con la logica della concretezza sensibile, allora trasmettono Dio e cambiano profondamente il mistero dell’uomo. Se il “sacramento” – ahimé! – è ridotto ad un rito, formalmente anche perfetto, non trasmette e non cambia un bel niente. Per questo può succedere che il sedicente “credente e praticante” possa essere di fatto uguale o peggio di altri, magari non credenti e non praticanti.

Quante “confessioni” (riduttive e frustranti) ho fatto nella mia vita? E perché sono ancora un mediocre? Quante Messe e Comunioni? E perché rimango un banalone che sa più di terra che di cielo? Quanti matrimoni, “celebrati” e non vissuti, non trasmettono per niente l’amore di Dio? Forse che una furtiva unzione della fronte di un moribondo e non una continua presenza di sostegno, servizio e d’amore, potrà esprimere “nel concreto” l’Amore di Dio, che viene, visita, tocca, cura e sostiene nel momento della fragilità e della debolezza? Forse che un po’ d’acqua versata e un po’ d’olio, pur detto “santo”, potranno “caratterizzare” (imprimere il carattere) una vita intera come “cristiana”, “crismale”, “sacerdotale”?

Cos’altro occorre, oltre e prima del rito sacro, per l’efficacia di un “Sacramento”? Certo la Fede. Ma quale Fede? Alienazione spiritualistica o reale incontro di Dio e dell’Uomo nella sua pienezza? No. I “Sacramenti” non sono riducibili a “riti”. La “celebrazione” – ultima parte rituale del percorso sacramentale – non caratterizza né esaurisce il Sacramento. “Filippo, perché mi dici ‘mostraci il Padre e ci basta’? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Il Padre che è in me compie le sue opere. Se non altro credetelo per le opere.” (Gio.14,10). “Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo” (1 Cor. 11,1) scrive Paolo ai Corinti.

Ecco così ristabilita la vera dinamica sacramentale. Dio lo si incontra per contagio, anche visivo e corporeo, e non nei “misteri rituali” anche se celebrati con grandissima devozione. Non è forse da cercare in queste premesse la ragione dell’inefficacia di molte nostre “confessioni” (quante anche al nostro Santuario…), l’abbandono della partecipazione alle nostre Messe, la sempre più frequente sostituzione della prassi sacramentale matrimoniale con una fragile convivenza, il “mangiare ostie” più che comunicare al Corpo del Signore?

Anche per tutto questo, abbiamo chiamato “Ritorno alle Radici” quel tentativo di Cammino di Fede che ogni venerdì sera parte dalla Guardia, via Internet, che ciascuno può già trovare registrato su YouTube e che – grazie a Dio – sembra interessare molti che tornano a trovare pertinente e concreta la presenza di Gesù fattivo e docente e per questo trasmettitore del Padre. Siamo appena agli inizi. Chi vuole continuare a capire e cambiare?

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