Nonviolenza, al cuore del problema “pace”

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dal nostro archivio

di Enrico Quaglia

Il primo gennaio abbiamo celebrato la cinquantesima Giornata Mondiale per la Pace e, nel messaggio pontificio che tradizionalmente la accompagna, Papa Francesco si è rivolto a tutti i popoli, le nazioni, i capi di Stato e di Governo del mondo nonché ai responsabili delle Comunità religiose e civili, augurando pace ad ogni essere umano fatto ad immagine e somiglianza di Dio e invitando tutti a fare della nonviolenza il nostro stile di vita.

Nel messaggio – che appunto prende il titolo “La nonviolenza. Stile di una politica per la pace” – il Santo Padre sottolinea come la nonviolenza sia talvolta intesa come senso di resa, di disimpegno, di passività, ma non è così: la nonviolenza è in realtà una forza più potente della violenza. Lo hanno dimostrato con la loro azione concreta personaggi come Santa Madre Teresa di Calcutta, che “si è chinata sulle persone sfinite, lasciate morire ai margini delle strade, riconoscendo la dignità che Dio aveva loro dato, ha fatto sentire la sua voce ai potenti della terra, perché riconoscessero le loro colpe dinanzi ai crimini della povertà creata da loro stessi”.

Vanno poi ricordati i successi ottenuti dal Mahatma Gandhi nella liberazione dell’India e da Martin Luter King contro la discriminazione razziale. Come si vede questo impegno a favore delle vittime dell’ingiustizia e della violenza non è un patrimonio esclusivo della Chiesa Cattolica, ma di molte tradizioni religiose e, per questo, il Papa si sente autorizzato a ribadire con forza che “nessuna religione è terrorista” e che “mai il nome di Dio può giustificare la violenza. Solo la Pace è Santa”.

Francesco sottolinea poi il ruolo centrale della famiglia nella costruzione della nonviolenza, perché è in essa che i coniugi, i genitori, i figli, i fratelli e le sorelle imparano a comunicare e a prendersi cura gli uni degli altri, è in essa  che i conflitti possono essere risolti non con la forza ma con il dialogo, il rispetto, la ricerca del bene dell’altro, la misericordia ed il perdono. Infine il Santo Padre invita a costruire la pace mediante la nonviolenza attiva suggerendo l’uso di un “manuale” offertoci da Gesù e cioè il Discorso della Montagna: le otto Beatitudini, infatti, tracciano il profilo della persona beata, buona e autentica. Le Beatitudini sono anche il programma e una sfida per i leader politici e religiosi, per i dirigenti di imprese e dei media di tutto il mondo: una sfida ad essere operatori di pace, dando prova di misericordia, rifiutando di sfruttare le persone, danneggiare l’ambiente e voler vincere ad ogni costo. La Chiesa cattolica accompagnerà sempre ogni tentativo di costruzione della pace attraverso la nonviolenza attiva e creativa.

Nel suo messaggio, il Papa annuncia inoltre che, dal I Gennaio 2017, ha visto la luce il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale che aiuterà la Chiesa a promuovere in modo sempre più efficace “i beni incommensurabili della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato”. Il Papa, infine, conclude invitandoci nel 2017 all’impegno, con la preghiera e l’azione, a costruire comunità nonviolente, che si prendono cura della casa comune: “Niente è impossibile se ci rivolgiamo a Dio nella preghiera. Tutti possiamo esser artigiani di pace”.

da laGuardia n.1/2017

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