Nel nome di Dio, noi fratelli “mediterranei”

Loading

di Maria Pia Bozzo

Perché il Sinodo di Bari è stato molto importante.


Alle monache agostiniane di Pennabilli (diocesi di San Marino-Montefeltro) il card. Gualtiero Bassetti aveva suggerito di accompagnare la preparazione del Sinodo dei Vescovi del Mediterraneo promuovendo una rete di preghiera per la pace. Nove sono stati i monasteri coinvolti: oltre alle monache di Pennabilli, le Agostiniane di Rossano Calabro, le Clarisse di Gerusalemme, Scutari (Albania) e Alessandria d’Egitto, le Carmelitane di Tangeri (Marocco) e Aleppo (Siria), le Religiose dell’Ordine Maronita del Libano e la Piccola Famiglia dell’Annunziata (Dossetti) di Ain Arik a Ramallah. Tutte realtà che si affacciano sul Mediterraneo, bagnate dallo stesso mare e con problematiche di vario genere. I testi frutto della loro riflessione hanno contribuito allo svolgimento del Sinodo, testimoniando una volta di più che la preghiera è alla radice della Chiesa e apre all’azione della Grazia di Dio che trasforma la storia.

Dal 20 al 23 febbraio le giornate sinodali hanno visto riuniti a Bari 58 tra cardinali, patriarchi e vescovi in rappresentanza dei 20 paesi che si affacciano sul Mediterraneo e hanno costituito un evento importante per la vita della Chiesa universale: si tratta di una porzione significativa di chiesa, presente in un contesto geopolitico carico di problemi, ricca però di una tradizione che affonda le sue radici nelle origini del cristianesimo.

L’incontro, promosso dal card. Bassetti che ne lanciò l’idea al Consiglio permanente della CEI – Conferenza Episcopale Italiana nel gennaio 2018, ha raccontato la realtà viva delle chiese guidate dai vescovi presenti; ha affrontato i temi della trasmissione della fede in situazioni di conflitto, di flussi migratori, di povertà; ha individuato possibilità di confronto tra fedi diverse, di convivenza, di fraternità possibile da ricercare nel nome di Dio, perché è nel Suo nome che i popoli possono scoprirsi fratelli.

I lavori sono stati aperti dalla introduzione del card. Bassetti e dalla relazione della teologa Pina Simone, docente nel biennio di specializzazione di “Teologia dell’esperienza religiosa nel contesto del Mediterraneo” della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale; sono stati condotti secondo le modalità del Sinodo dei Vescovi, con gruppi di lavoro e riunioni plenarie, e sfociati in un documento che, presentato al Papa, sarà reso noto successivamente.

Mediterraneo, frontiera di pace” era il titolo dell’incontro e l’oggetto di tutti gli interventi è stato l’esame di come si possa essere cristiani tra persecuzioni, paure, esodi; di come si possa testimoniare il Vangelo nel segno della pace e del perdono, senza frontiere; di come si possano affrontare le barriere economiche che dividono i popoli e li sfruttano per gli interessi di pochi. ”La pace ha un prezzo – ha affermato il patriarca di Alessandria dei Coptichiede ai paesi ricchi di rinunciare a un po’ di benessere e chiede alle grandi potenze di dire no alla corsa agli armamenti”.

Accoglienza e lotta alle armi sono per i vescovi le vie prioritarie per promuovere il dialogo e favorire la pace.

Condividi: