La mia Siria, un’esperienza di culture e fedi che si incontrano

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L’impegno di un giovane siriano in Italia per far conoscere storia, ricchezze ed etnie della sua terra

di Samer Arkilo

Un viaggio alternativo, un’esperienza di vita, un pellegrinaggio che parte dal basso, dalla gente, dalla cultura e dalla storia. Diverse definizioni, tanti titoli per dare forma ad una sola idea.

Sebbene i popoli Mediorientali siano per carattere ospitali e mentalmente aperti alle altre culture, per la maggior parte sono di classe medio-bassa e difficilmente riescono a viaggiare al di fuori del proprio Paese, talvolta nemmeno all’interno della propria provincia. Il turismo in Medioriente è perlopiù classico ma se non aiuta le persone del posto ad esserne parte, a trarre beneficio sociale dall’incontro con i turisti, condividendo con loro le proprie esperienze, allora viaggiare in Medioriente si riduce ad un business come un altro per chi lo organizza, e per chi lo fa si riduce ad una ennesima cartolina nella propria lista dei viaggi da fare. Con queste idee e visioni nello zaino, sono arrivato in Italia dalla Siria nel 2003 con l’obiettivo di continuare gli studi. Grazie ad un master in cooperazione internazionale nei paesi del Mediterraneo, le idee hanno cominciato a concretizzarsi in progetti ed il turismo mi è sembrato un fattore di sviluppo sociale ed economico per aiutare le comunità rurali e le minoranze etniche e religiose a non voler fuggire a tutti i costi verso le grandi città o all’estero.

Nel 2005, anno in cui iniziavo il dottorato di ricerca all’Università di Padova, ho organizzato i primi viaggi e pellegrinaggi, inizialmente in Siria in collaborazione con i Gesuiti, e poi in tutto il Medio Oriente in collaborazione con associazioni culturali ed eco-turistiche. Il focus del viaggio è sempre stato far conoscere uno scenario unico al mondo di multiculturalità, per la presenza di etnie e religioni che convivono nella stessa area geografica. E fare in modo che gli amici del posto condividessero con i viaggiatori una parte della propria esperienza e della propria cultura. Ma non finiva qui: volevo che proprio nel gruppo di viaggio fossero con noi alcuni amici locali, di diversa etnia, interessati a condividere alcune tappe di questa esperienza. Questo ha permesso di vivere insieme, a stretto contatto, tante occasioni semplici e uniche di divertimento e convivialità.

Questa mia iniziativa è stata condivisa da diversi padri e religiosi attivi in Siria, e in particolare dai padri gesuiti Franz Van Der Light, fondatore del centro Multiculturale ARD di Homs, e Paolo Dall’Oglio, fondatore della comunità monastica di Al-Khalil nell’antico monastero di Mar Musa sui monti siriani dell’Anti-Libano Orientale. E io, dal canto mio, ho continuato a far crescere queste esperienza nella mia vita, tra il dottorato in Economia e politica ambientale a Padova e l’insegnamento presso le facoltà di Turismo dell’Università di Damasco e l’Economy & Management dell’Wadi International University di Homs. Tutto questo fino al 2012, l’anno in cui è iniziata la crisi in Siria che tutti abbiamo seguito in tv e sui giornali.

Nel 2019, dopo aver verificato di persona un livello di sicurezza che ci permettesse di viaggiare serenamente nelle regioni occidentali, centrali e meridionali della Siria, dopo 7 anni di interruzione forzata, abbiamo rilanciato questa tipologia di viaggio, per ripartire ancora più convinti dell’estrema necessità di fare qualcosa di semplice ma molto umano in quella parte del mondo.

Il primo viaggio dello scorso agosto è stato una fantastica esperienza culturale e storica – in una zona tra le più ricche al mondo di risorse archeologiche – in cui abbiamo vissuto il territorio stando a contatto diretto con la gente, conversando e condividendo la tavola insieme. Ci siamo resi conto che avanzando nel territorio in questo modo il viaggio si trasformava in una sorta di pellegrinaggio, il cui contenuto spirituale veniva coltivato, curato e raccolto giorno per giorno. Proprio grazie a questo stile i viaggiatori hanno sperimentato una conoscenza profonda ed una visione molto limpida del Medioriente di oggi.

Le tappe di questo itinerario, che cerco di riproporre in ogni momento utile dell’anno (capodanno, pasqua, estate), e che vorrei riprendere quanto prima al cessare delle restrizioni anti-contagio, sono assai diverse tra di loro, ma si completano perfettamente: dal mare al deserto, dai soggiorni mistici nei monasteri sperduti sulle montagne al caos colorato degli antichi mercati orientali. Dagli autoctoni villaggi aramaici alle grandi città cosmopolite. In ogni tappa organizzo incontri ed accompagnamenti di carattere spirituale, incontri con organizzazioni umanitarie impegnate nei campi profughi, incontri di carattere accademico e socio-economico.

Un arricchimento integrale della persona, per capire e per vivere una delle realtà più complesse e articolate al mondo, partendo però dalle basi dell’umanità e da radici che scopriamo essere le nostre.

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