Dopo il Sinodo per l’Amazzonia

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di Carlo Borasi

Tra le linee del Sinodo consegnate al Papa per le sue conclusioni, anche il ‘nuovo’ peccato ecologico.


Nel “Documento finale” del Sinodo per l’Amazzonia si parla di “peccato ecologico”, intendendo con tale termine quelle azioni che sono attuate complessivamente contro Dio, contro il prossimo, contro la comunità, contro l’ambiente, contro le generazioni future, contro la giustizia. Il peccato ecologico si manifesta in atti e abitudini di inquinamento e di distruzione dell’armonia dell’ambiente, ovvero in trasgressioni contro i principi di interdipendenza che reggono ogni realtà naturale, con le conseguenti rotture delle reti di solidarietà tra le creature; tali azioni o trasgressioni risultano quindi lesive nei riguardi della virtù della giustizia. Viene proposta inoltre la creazione di ministeri speciali per la cura della “casa comune” e la promozione dell’ecologia integrale; questo ai diversi livelli ecclesiali, da quello parrocchiale a quello delle più alte giurisdizioni ecclesiastiche. Tra le funzioni loro affidate vi sono comprese la cura del territorio e delle acque, nell’ottica dell’enciclica Laudato si’ (n. 82).

Un peccato nasce dalla violazione della legge che Dio ha impresso nella coscienza dell’uomo, che trova riscontro nella regola aurea che tutte le culture hanno sempre ritenuto valida e nella tradizione religiosa, ad esempio nei dieci Comandamenti. La regola aurea impone di trattare gli altri come vorremmo fossimo trattati noi. Questa regola oggi dovrebbe essere estesa a tutti gli esseri viventi, alla stessa Terra. Il risultato sarebbe leggibile non solo sul piano ecologico-naturalistico, ma anche su quello umano, sociale, dei rapporti interpersonali. Un rinnovato rapporto con le creature e con l’ambiente costituirebbe un efficace antidoto contro i condizionamenti, le paure, le ansie, la spersonalizzazione e l’assopimento delle coscienze individuali e di quella collettiva tipiche di un mondo iper-tecnologizzato; la natura costituisce una risorsa anche sul piano estetico, affettivo, psicologico e spirituale. L’uomo, con il suo carattere di creatura immanente alla natura e trascendente la natura stessa, deve oggi ricomprendere il senso della Creazione come segno, strumento attraverso cui Dio comunica con le creature e attraverso cui Egli manifesta qualcosa di Sé. Possiamo dire che la nostra dimensione umana si comprende all’interno di un universo “sacramentale”: un universo che è l’espressione visibile dell’amore divino, in cui i riti della liturgia, secondo la loro più antica comprensione, hanno il carattere di una più ampia conoscenza del mondo creato come avente significato religioso.

Il concetto di peccato ecologico supera quindi le interpretazioni e le letture immediate del Decalogo, anche se potremmo dire che inquinare o esaurire le risorse naturali sono forme di violazione del quinto o del settimo Comandamento. L’ottica in cui si articola la relazione del Sinodo è però un’ottica dichiaratamente di tipo sistemico, che guarda al modo ed alle conseguenze nel tempo delle scelte operate dal singolo e dalla comunità. Un sistema ed il suo funzionamento, infatti, vanno al di là della somma delle singole parti: tagliare tutti gli alberi di una foresta non è la semplice somma aritmetica del taglio di singoli alberi e identicamente dicasi dell’inquinamento. Ricordiamo ad esempio che alla fine del XIII secolo furono emanate disposizioni che impedivano la prosecuzione del disboscamento attuato per destinare nuovi terreni al pascolo e all’agricoltura.

La difesa della Terra discende dal comando biblico di coltivare e custodire che Dio dà ai progenitori (Gen 2, 15) e, come affermano i Padri sinodali, non ha altro scopo che la difesa della vita fondata sul principio evangelico della difesa della dignità umana. In questo senso l’ecologia integrale auspicata da Papa Francesco non appare come una scelta arbitraria, ma come l’unico cammino possibile per salvare la regione Amazzonica dallo sfruttamento incontrollato delle sue risorse, evitare la distruzione di un ambiente di vitale importanza per il pianeta, ridare speranza ai più poveri e svantaggiati della Terra, evitare che si perpetui lo spargimento di sangue innocente come è avvenuto nei riguardi di coloro che hanno difeso il territorio e la dignità delle persone che in esso vivono.

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